mercoledì 24 febbraio 2010

Kick-Ass



Anche il più normale dei ragazzi può diventare un supereroe

Kick-Ass è l'adattamento della grafic novel di Mark Millar. Dave Lizewski è un ragazzino cresciuto nella periferia americana, non è un videogiocatore, non è uno sportivo, non è un mahlete, si tratta di un normalissimo ragazzo. Quando non è in compagnia dei suoi amici Todd e Marty alla fumetteria della zona, ha delle fantasie sulla sua insegnante e Katie Deauxma, la ragazza più bella della classe. L'unica cosa insolita di Dave è che un anno fa è morta sua madre.
Ma attraverso la fusione di normalità, rabbia adolescenziale e irritazione per essere continuamente aggredito, Dave prende la decisione di diventare un supereroe, Kick Ass. Il primo giorno di Dave come supereroe finisce con la sua fuga dopo essere stato accoltellato. Quando Dave si riprende realizza che non può non diventare un eroe, e quando con successo interviene in un'aggressione, si troverà sotto l'attenzione dei media americani. Mentre Dave viene risucchiato nell'oscuro mondo dei vigilante, che combattono il crimine, riuscirà ad avere un compagno, Red Mist.

Alta Infedeltà

Commedia degli equivoci che collassa su stessa e sul divano Filippo è un uomo sposato col vizio delle donne e delle menzogne. Legato a Magda senza amore e dentro una villa borghese alle porte di Roma, l'uomo è alle prese con una nuova e biondissima amante, che ignora il suo stato civile e ha appena acquistato la casa di fronte alla sua. Allarmato chiede aiuto a Giorgio, consigliere riluttante e amico arrendevole, che da sempre e suo malgrado gli risolve problemi e lo solleva da situazioni scomode. Questa volta però le cose sembrano mettersi male per Filippo e le sue bugie ben edificate crollano sotto i colpi assestati da una messe sconcertante di personaggi in cerca di un amante, una figlia, una fidanzata, un incendio, una bottiglia di whisky, un pollo arrosto. Tra corse a perdifiato, ingressi (in scena) trafelati, cene bruciate e crisi d'isteria collettiva, Filippo e signora ritroveranno, ciascuno a suo modo, la via della camera da letto. Tratto dall'omonima pièce teatrale dei fratelli Insegno, Alta infedeltà lascia le tavole del palcoscenico per irrigidirsi nella sua didascalica versione cinematografica. Carlo e Pino debuttano alla regia e dirigono una commedia degli equivoci che frulla melodrammi esistenziali, situazioni surreali, ironie, tradimenti e provocazioni, senza che ciò si traduca in un'identità o un'impressione di coerenza. Se l'intento della premiata ditta Insegno era quella di evadere dai confini della teatralità, l'intenzione fallisce miseramente. Alta infedeltà denuncia le sue origini e l'evidente impianto teatrale, scegliendo, come palcoscenico dell'irrinunciabile struttura a “numeri” e siparietti, una villa e un divano “by Natuzzi” (product placement e strumento promozionale all'interno del film). Su quello stesso divano, sollevato, traslocato, disposto e nuovamente rimosso, crollano sfiniti i tanti personaggi e collassa la commedia senza possibilità di recupero. Gli autori cercano di tenere tutto e tutti in campo con una regia macchinosa, dimenticando che le arguzie e i paradossi del comico risaltano meglio nella semplicità e nella linearità. Il precario equilibrio della commedia si sfalda definitivamente nel gioco di attori, dove Pino Insegno vede il proprio primato insidiato da altri mattatori poco propensi al ruolo di spalla: Claudio Insegno con il suo amico mite e “azzeccagarbugli” (per la sua capacità di scamparlo dai guai) e Biagio Izzo che entra con abilità avveduta a metà del film per condirlo con sapori partenopei, con l'unica gag a oltranza e con sgrammaticature del parlato che si vorrebbero esilaranti. Non aiutano a ridurre il disequilibrio delle parti in commedia le protagoniste femminili, che più dei colleghi sembrano ignorare che quello che funziona sul palcoscenico diventa inutile o addirittura dannoso di fronte alla macchina da presa. Lo stile marcato e insistito delle attrici, combinato alle espressioni forzate e a ogni possibile clichè degli attori, rendono il film insostenibile e banalizzano un mezzo d'espressione troppo ricco per lasciarlo ai narratori di storie.

Alice in Wonderland

Una nuova versione animata (con la tecnica del performance-capture e riprese live-action) della storia di "Alice nel paese delle meraviglie" firmata stavolta dal gotico Tim Burton. La classica storia di Lewis Carroll, pubblicata per la prima volta nel 1865 e poi trasposta su grande schermo prima da Norman Z. McLeod nel 1933 e poi - in versione animata - da Walt Disney nel 1951, rivivrà in una versione tecnologicamente avanzata, originale e personalissima diretta dal maestro dell'animazione dark. Alice ha diciassette anni e scappa da un party altezzoso e segue il Bianconiglio giù per il buco, che la riporta nuovamente al Paese delle Meraviglie. Il Bianconiglio è convinto di avere la ragazza giusta, quella che ha visitato il magico mondo dieci anni prima. Ma Alice non si ricorda la sua visita precedente nel Paese delle Meraviglie, le cui creature sono pronte per una rivolta e sperano e aspettano che Alice li aiuti. Ma lei vorrà farlo? Lo potrà fare?

Shutter Island

La scala a chiocciola di Scorsese conduce ad un regno fatto di misteri e ripetizioni Nel 1954, i due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono inviati con un battello a Shutter Island, a largo della costa est, per investigare sull'improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida residente presso l'istituto mentale Ashecliffe, Rachel Solando. Il direttore dell'istituto, il dottor Cawley, e i vari infermieri sostengono che la madre assassina si sia come dileguata dalla sua stanza senza lasciare alcuna traccia, ma l'agente Daniels pare nutrire fin dal principio dei forti sospetti sul modo di condurre l'ospedale da parte del dottor Cawley e del suo medico assistente, il dottor Naehring. Un uragano costringe i due agenti a protrarre il soggiorno sull'isola, durante il quale le indagini proseguono e particolari sempre più inquietanti emergono, mentre Daniels continua ad avere delle visioni che riguardano la moglie defunta e le sue esperienze di guerra contro gli ufficiali nazisti. Nell'anno del celebrato restauro di Scarpette rosse, due dei più grandi cineasti della modernità americana hanno pagato il loro personale tributo al capolavoro di Michael Powell e Emeric Pressburger. Francis Ford Coppola ne cita copiosamente delle parti in Tetro, mentre Scorsese, oltre ad averne curato in prima persona il restauro, struttura il suo Shutter Island come quella stessa infinita scala a chiocciola che viene percorsa da Vicky nel finale del film. Ma se il punto di riferimento è lo stesso, completamente opposti sono i sensi che guidano il loro operare. Per Coppola, Scarpette rosse è un modello da imitare, un ideale di rinascita da proporre al cinema contemporaneo ora che il mezzo digitale permette di tornare a quel tipo di fantasia immaginifica. Al contrario, per Scorsese quella spirale infinita rappresenta la capitolazione di un tipo di cinema che non è più riproducibile nell'era della simulazione e della ripetizione. La spirale è quindi la forma che sceglie per raccontare questa gothic novel che accumula strato dopo strato suggestioni, visioni, ricordi, angosce e paranoie per arrivare ad una soluzione finale che cerca di sciogliere i misteri e di sorprendere lo spettatore con un twist non troppo imprevedibile. Ma manipolare lo spettatore non è mai stato uno dei passatempi preferiti di Scorsese, quanto piuttosto l'idea di raccontare dei personaggi manipolati dall'impossibilità di aderire alla realtà. Con Shutter Island, il regista italo-americano arriva in un certo senso a proporre la definitiva consacrazione dell'uomo avulso dalla realtà e della follia come forma unica di sopravvivenza. Per dare enfasi all'idea, riprende il suo personaggio quasi sempre per tagli trasversali o obliqui, insistendo nel catturarlo dal basso verso l'alto per enfatizzarne la distanza. Il personaggio di DiCaprio diviene così l'ennesimo man of violence della sua filmografia, colui che lotta brutalmente per cancellare la sua memoria e restare attaccato al proprio mondo. Ma eliminare i ricordi (le immagini, il cinema) significa inevitabilmente creare dei fantasmi, manipolare una serie di immagini preconosciute della Storia (cosa che fa nei ricordi dei campi di concentramento con il carrello che segue un'esecuzione quasi coreografica dei gerarchi nazisti all'ingresso del campo di Dachau) e, in ultima analisi, confessare l'impossibilità di far pace con la verità. Da questo punto di vista, Shutter Island porta a compimento un discorso che Scorsese pare condurre da quando il suo cinema si è fatto più ampio, più accademico: l'incapacità di raccontare un mondo dove non domina solo la violenza, ma soprattutto la dissimulazione, di immaginare qualcosa di nuovo laddove tutto appare una ripetizione, un rifacimento. In fondo alla sua scala a chiocciola fatta di mistero e di suspense, Shutter Island pare raccontare proprio questo: nell'era contemporanea, il sonno della ragione non genera più mostri, ma fantasmi, doppi, simulacri di qualcosa che è già stato visto o vissuto.

Mine Vaganti

La famiglia Cantone è proprietaria di uno dei più importanti pastifici del Salento. La nonna aprì l'azienda assieme al cognato, di cui è stata segretamente innamorata per tutta la vita, e ora quegli impulsi sopiti ricadono sulle abitudini di una famiglia schiava del perbenismo alto-borghese. Il rientro a casa del rampollo più giovane Tommaso, trasferitosi a Roma per studiare economia e commercio, è il momento per la famiglia di sancire ufficialmente il passaggio della gestione aziendale ai due figli maschi. Tommaso è pronto a sconvolgere i piani del pater familias dichiarando apertamente la propria omosessualità e il desiderio di seguire aspirazioni letterarie, ma durante la cena ufficiale per festeggiare il nuovo corso aziendale, viene anticipato dal fratello maggiore Antonio che, dopo tanti anni di fedele servizio agli affari di famiglia, si dichiara omosessuale prima di lui e viene per questo espulso dalla casa e dalla direzione dell'azienda. Per non distruggere definitivamente l'orgoglio del padre, già colto da un collasso al momento della rivelazione, a Tommaso non resta altro che dissimulare le proprie preferenze sessuali e assecondare momentaneamente gli oneri familiari. Il cambio di registro non implica un cambio di mentalità. E il sentiero della commedia all'italiana non implica necessariamente una satira cinica e arguta. In questo senso, Mine vaganti non smentisce il peculiare interesse di Ozpetek per le varie forme di squilibrio dei rapporti sociali nel momento in cui all'interno di questi emergono bugie, amenità e piccole tragedie. Ma neanche la sua predisposizione ad assumere un atteggiamento liberale e progressista nei contenuti ma inguaribilmente "centrista" e conservatore nella forma. A dir la verità, l'incipit parrebbe dire il contrario, sottolineando una presa di coscienza da parte del regista italo-turco delle proprie ossessioni. Ozpetek presenta infatti quasi in apertura l'immancabile scena di una grande tavolata di commensali e la sua tipica ripresa che percorre in circolo volti, nuche, bocche che parlano e che masticano. Stavolta però nella perfetta sincronia della tavola, inserisce un detonatore narrativo pronto a far saltare la buona forma delle apparenze e a dotare di ottimo slancio la successiva evoluzione del racconto. Ma è quando il gioco comincia a farsi più scoperto e ai veleni della satira si sostituiscono i balsami della morale, che si capisce che per Ozpetek la commedia sulla realtà della provincia non è tanto Signore & Signori quanto Il ciclone. Il suo modo di gestire gli attori, coordinare le loro performance e i relativi tempi comici, non è quello di chi ha intenzione di creare una vera "commedia queer all'italiana", sintesi di acume, sagacia e sensibilizzazione. I suoi personaggi non sono delle vere "mine vaganti", delle maschere intente a spostare i pigri equilibri del pensiero comune, ma piuttosto delle caricature bizzarre che si divertono alle spalle del perbenismo senza volerlo realmente criticare. E quel che è peggio è che la sua visione dell'Italia retrograda risulta ancor più passatista della mentalità che vorrebbe irridere per l'atteggiamento bonario e paternalista con cui la mette in scena. Per questo, sulle sequenze umoristiche quel che alla fine emerge è la contraddizione fra chi da una parte esalta lo scompiglio e dall'altra si appiglia alla prosecuzione del pensiero comune. Tanto che nell'incrocio di presente e passato, con l'ausilio di un canzoniere vintage che attinge indiscriminatamente al repertorio pop di varie decadi, alla commedia ozpetekiana manca solo l'esibizione di qualche telefono bianco.

Appuntamento con l'amore

Era dai tempi di Mars Attack! che il cinema non vedeva un ensemble così numeroso recitare – tutti insieme appassionatamente – in un film. Ambientata, neanche a dirlo, nel giorno di San Valentino, Valentine’s Day è una commedia corale sui sentimenti che per come è strutturata fa venire in mente l’impianto di Scherzi del cuore e Love Actually – L’amore davvero. La trama, scritta dagli sceneggiatori di La verità è che non gli piaci abbastanza, Abby Kohn e Marc Silverstein, e da Katherine Fugate, ruota intorno a un nucleo di persone che vivono a Los Angeles. Kate (Julia Roberts) è un’ufficiale dell’esercito di ritorno a casa dall’Iraq. Sul volo conosce Holden (Bradley Cooper) che ha una relazione con Sean, un giocatore di football (Eric Dane) che non si è ancora dichiarato omosessuale. Intanto Reed (Ashton Kutcher) ha appena chiesto alla fidanzata Morley (Jessica Alba) di sposarlo, salvo scoprirsi innamorato della migliore amica Julia (Jennifer Garner), cui fidanzato Harrison (Patrick Dempsey) le ha nascosto di essere sposato. L’intreccio romantico include le storie di Liz (Anne Hathaway) e Jason (Topher Grace), Estelle (Shirley MacLaine) ed Edgar (Héctor Elizondo), Grace (Emma Roberts, che per la prima volta recita al fianco della zia Julia), Tyler (Taylor Lautner), Samantha (Taylor Swift) e Kara (Jessica Biel), una single in carriera segretamente innamorata del suo capo (Jamie Foxx). A tenere insieme le vicende è la “terapista dell’amore” Kathy Bates, una sorta di Cupido metropolitano che saprà consigliare il variopinto gruppetto sulle questioni di cuore. Noto per essere un grande regista di attori (nonché per essere il creatore dei telefilm cult The Lucy Show, Happy Days, Laverne & Shirley e Mork & Mindy), Garry Marshall torna a lavorare con Julia Roberts (che ha diretto anche in Se scappi ti sposo), Héctor Elizondo (presente in quasi tutti i suoi film) e Anne Hathaway, protagonista della commedia per adolescenti Pretty Princess e del sequel Principe azzurro cercasi. Se il suo film più celebre, tuttavia, rimane Pretty Woman, con Valentine’s Day il regista newyorkese è pronto per sbancare i botteghini a stelle e strisce il prossimo San Valentino.

Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il ladro di Fulmini


Affetto da deficit di attenzione e da dislessia Percy Jackson non ha vita facile a scuola e la vita privata non sembra andare meglio: vive con la madre non avendo mai conosciuto il padre. Il motivo di questa situazione diventa però chiaro quando, in gita scolastica in un museo, una professoressa si trasforma in mostro alato e minaccia di ucciderlo se non le rivela dove ha nascosto il fulmine di Zeus. Percy, è un semidio, figlio di Poseidone e di una mortale ed è venuto per lui il momento di allenarsi per prendere coscienza dei propri poteri.
L'allenamento però dovrà aspettare, qualcuno ha rubato quel fulmine primigenio di Zeus e tutti accusano Percy per scatenare una colossale guerra tra i tre grandi fratelli: Zeus, Poseidone e Ade.
Difficile non vedere dietro Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: il ladro di fulmini il tentativo di dare vita ad una nuova grande saga cinematografica che prenda il posto (non tanto nei cuori dei fan quanto nei portafogli dei produttori) dell'ormai concluso Harry Potter. Tratto anch'esso da una serie omonima di libri, scritti però da un americano (Rick Riordan) e non da un'inglese, il film come del resto il romanzo ripropone la medesima situazione potteriana di un ragazzo che sembra meno dotato di altri ma in realtà è predestinato a grandi cose il quale, affiancato da un'amica saggia e attraente e da un amico fraterno più simpatico, è impegnato ad imparare le arti segrete del suo rango mentre di volta in volta compiti ben più gravosi poggiano sulle sue spalle.
Simile a quella fatta per Harry Potter è poi la scelta di come operare il passaggio dalla pagina allo schermo affidando la regia da subito a Chris Columbus (già regista dei primi due film del maghetto e produttore del terzo), scegliendo attori non noti per le parti da protagonista e grandi calibri per i ruoli complementari e infine puntando più che altro sull'azione. Il risultato però non è all'altezza dello stampino. Nonostante ci sia Columbus al timone il film non emoziona mai, incapace com'è di dare ai suoi personaggi motivazioni che suonino autentiche e credibili, e anche nelle sequenze più rocambolesche suona fasullo.
L'unico punto di interesse che differenzia le avventure di Percy da quelle di Harry, è il fatto di svolgersi nel mondo reale ed essere fortemente agganciato all'attualità, colmo di richiami alle ossessioni moderne. Se in Harry Potter scompariva qualsiasi indicatore di contemporaneità, annullato dalle potenzialità del mondo magico tradizionale inglese, in Percy Jackson i miti greci sono piegati all'universo semantico americano. Vengono adattati non solo i personaggi (Medusa gestisce un negozio di statue in provincia, Ade vive come una rockstar) ma anche la geografia, disegnando una mappa dei luoghi greci tutta all'interno degli Stati Uniti (il partenone di Nashville, la porta dell'Ade ad Hollywood, quella dell'Olimpo sull'Empire State Building e il luogo dell'oblio a Las Vegas). Il risultato è una continua strizzata d'occhio al pop e agli oggetti del consumo moderno in cui Apple e Converse possono vantare due dei migliori product placement mai visti, che però mette in secondo piano il fascino e il mistero che dovrebbero circondare lo sconosciuto (per il protagonista e quindi per lo spettatore) mondo segreto degli dei dell'Olimpo.

Legion


Quando l'ultimo angelo cadrà, comincerà la battaglia per l'umanità
Un locale in mezzo al nulla diventa l’improbabile campo di battaglia per la sopravvivenza della razza umana. Quando Dio perde la fiducia nel genere umano, invia la sua legione di angeli a scatenare l’Apocalisse. La sola speranza dell’umanità risiede in un gruppo di estranei intrappolati in un locale in mezzo al deserto e nell’Arcangelo Michele.

Fuori Controllo

Mel Gibson alle prese con il caso più grave
Thomas Craven è un detective della omicidi del Boston Police Department e padre single di una ventiquattrenne. Quando sua figlia viene uccisa davanti casa, lui pensa di essere il vero bersaglio. Ma attraverso delle indagini viene a conoscenza della vita segreta della figlia, spia per conto del governo.

Happy Family

Due famiglie incrociano i destini a causa dei figli quindicenni caparbiamente decisi a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie bellissime e i cani cocciuti e innamorati. In poche parole, due famiglie di oggi, che sfuggono alle catalogazioni e alle etichette, in evoluzione continua, in equilibrio precario, vive, felici e confuse. Happy Family è una confessione camuffata, un diario mascherato, una commedia che parla della paura di essere felici, di cambiare la nostra vita per qualcos’altro che non conosciamo. È un esorcismo scritto nella Milano d’estate. Quando non si muove una foglia e dal silenzio può uscir fuori quello che di solito sta muto. Tutti i desideri e tutte le paure. Di essere troppo, di non essere nessuno. Sorrisi, scontri e incontri esaltanti. Brutture e imperfezioni guardate con ironia. Difetti che diventano poesia. E così si scaccia per un po’ il terrore quotidiano di vivere a metà, di essere scontati. Di questa commedia si può dire tutto quello che di solito innervosisce: è lieve, è romantica, è banale. Le persone che la popolano sono normali. Ma questo è il suo bello. Che è tragicamente fuori posto.

Dragon Trainer


Una commedia avventurosa ambientata nel mitico mondo di robusti vichinghi e draghi selvaggi
Ambientato nel mitico mondo dei corpulenti vichinghi e dei draghi selvatici, e basato sul libro di Cressida Cowell, la commedia d'azione racconta la storia di Hiccup, un adolescente Vichingo che non rientra esattamente nella tradizione di lunga data della sua tribù di eroici cacciatori di draghi. Il mondo di Hiccup è capovolto quando incontra un drago che sfida lui e i suoi compagni Vichinghi a vedere il mondo da un punto di vista completamente diverso.

lunedì 22 febbraio 2010

Genitori & Figli: Agitare bene prima dell'uso



Commedia generazionale per Veronesi
Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo disincantato della quattordicenne Nina. Quando una mattina il suo professore di italiano Alberto - reduce da una furibonda lite con il figlio Gigio - assegna alla classe un tema dal titolo "Genitori e filgi: istruzioni per l’uso”, per lei è l’occasione di parlare, per la prima volta a cuore aperto, della sua famiglia: dei due genitori, Luisa, caposala d’ospedale, e Gianni, che ha lasciato moglie e figli per vivere su una barca; dell’amicizia che lega la madre a Clara, insospettata amante dell’ex marito, e di quella un po’ particolare con il collega Mario; dell’inspiegabile razzismo del fratellino Ettore e di una misteriosa nonna che ricompare all’improvviso dopo vent’anni. Ma soprattutto Nina racconta di sé: delle sue amiche, della prima tragicomica serata in discoteca, delle uscite con i ragazzi più grandi e del suo primo innamoramento per Patrizio Cafiero, un buffo ragazzo dall’ancora più buffo soprannome, Ubaldolay. La penna di Nina riserverà non poche sorprese anche ad Alberto e a sua moglie Rossana che, dalla lettura del tema, scopriranno di Gigio, cose che in vent’anni, non avevano mai nemmeno sospettato.

domenica 21 febbraio 2010

Remember Me



Il bello di Twilight in un dramma romantico
Un film drammatico/romantico diretto da Allen Coulter basato sulla sceneggiatura di Will Fetters e Jenny Lumet. Nel cast Robert Pattinson (New Moon, Twilight), Emilie de Ravin (Lost) e Pierce Brosnam.
Nel dramma romantico Remember Me, Robert Pattinson interpreta Tyler, un giovane ribelle di New York, che ha un teso rapporto con il padre (Pierce Brosnan), fin da quando una tragedia ha separato la loro famiglia. Tyler non credeva che nessuno potesse capire cosa stava passando fino al giorno in cui ha incontrato Ally (Emilie de Ravin), attraverso uno scherzo del destino. L'amore era l'ultima cosa nelle loro menti, ma mentre l'anima di lei guarisce improvvisamente e lo ispira, lui comincia ad innamorarsi di lei. Attraverso il loro amore, comincia a trovare la felicità e il significato della sua vita. Ma ben presto, dei segreti nascosti verranno rivelati, e le circostanze che li hanno riuniti lentamente minacciano di separarli. Remember Me è una storia indimenticabile sulla forza dell'amore, della famiglia, e dell'importanza di vivere con passione e il tener conto di ogni giorno della propria vita.

Scontro tra Titani


A quattro anni dalla ricostruzione fantastica della battaglia dei 300 che tennero testa a un milione (modello di audacia e sacrificio preso in prestito dalla striscia di Frank Miller) arriva sugli schermi Scontro tra titani, opera cinematografica a metà tra il remake rivisto e corretto del film di Desmond Davis e una lezione (distorta) di mitologia greca.
Phil Hay e Matt Manfredi, che insieme avevano già firmato gli action Lo smoking e Æon Flux, rimettono le mani sulla sceneggiatura di Travis Beacham – che a sua volta si basava su quella “originale” di Beverley Cross – e la trasformano in uno script che mescola mito, romanticismo e avventura e, allo stesso tempo, esplora il rapporto genitore-figlio attraverso le figure leggendarie di Zeus e Perseo.
Scontro tra titani è si il remake del film del 1981, ma grazie alla traduzione moderna di Hay e Manfredi, alla regia di Louis Leterrier (Danny the Dog, Transporter: Extreme, L'incredibile Hulk), alla fotografia di Peter Menzies Jr. (Lara Croft: Tomb Raider) e a un nutrito staff di esperti degli effetti speciali si propone di cancellare ogni traccia del suo predecessore. Non è del tutto vero (anche se basterebbe mettere a confronto i due trailer per notare la differenza) in quanto il francese Leterrier è un fan del film originale – che vantava la presenza di Ray Harryhausen in veste di produttore e creatore dei “trucchi”, nonché di un cast di rilievo – e ha fatto carte false per assicurarsi l'incarico ottenendo poi il posto da regista grazie al lavoro svolto con Hulk e alla battuta: “in fondo sempre di super eroi si tratta!”.
A indossare la tunica del re degli Dei che fu di Laurence Olivier è Liam Neeson cui figlio Perseo (Sam Worthington), cresciuto come uomo tra gli uomini, deve riuscire a battere il dio degli Inferi Ade (Ralph Fiennes) prima che questi si appropri del potere del padre e porti l'inferno sulla terra. Partito alla volta dei mondi proibiti per intraprendere la pericola missione a capo di un esercito di temerari guerrieri, Perseo dovrà vedersela con Medusa, la Gorgone mortale. Nell'impresa verrà aiutato dalla sacerdotessa Io (Gemma Arterton), personaggio mitologico cui funzione e collocazione leggendaria è stata modificata dagli sceneggiatori per creare una parentesi romantica tra i due giovani. Follia? Questa è Hollywood!

Il cacciatore di ex



Una commedia (d’amore) rocambolesca con Jennifer Aniston e Gerard Butler

Se nel 2005 sul set di Mr. & Mrs. Smith scattava la scintilla tra i due protagonisti, che da quel momento in poi sarebbero apparsi su tutte le copertine dei magazine con il moniker Brangelina, cinque anni più tardi è la volta di Jennifer Aniston e Gerard Butler. Sebbene le voci siano state messe a tacere dal recente avvistamento dei due ai Golden Globe (l’attore scozzese non sembrava altrettanto preso dalla Aniston quando gli stava avvinghiata e pare avesse occhi solo per Kate Hudson), a molti piacerebbe che l’ex signora Pitt trovasse l’anima gemella nel bel Butler. Questioni di cuore (e gossip) a parte, Il cacciatore di ex è una commedia romantica rocambolesca diretta da Andy Tennant (Mela e Tequila - Una pazza storia d’amore con sorpresa, Tutta colpa dell’amore, Hitch - Lui sì che capisce le donne) in cui si racconta la storia di Milo Boyd, ex poliziotto divenuto cacciatore di taglie, che viene incaricato di catturare l’ex moglie Nicole Hurly, fuggita mentre si trovava in libertà vigilata, per affidarla alle forze dell’ordine. Milo però non sa che Nicole, di professione giornalista, sta indagando su un caso di omicidio in cui è coinvolta la stessa polizia, interessata all’arresto della donna con l’unico scopo di metterla a tacere. Una volta accertato che la vita di Nicole è in pericolo i due si troveranno a dover scappare da una serie di killer – tra i quali l'ex collega di Milo (Dorian Missick) – per mettersi in salvo. Sulla carta, è il caso di dirlo, l’avventura appare scontata e il finale è facilmente deducibile, ma non è detto che Tennant non riesca a stupire il pubblico, quanto meno per la carica d’adrenalina e per l’inedita accoppiata Aniston/Butler. Inoltre, considerato che si è fatto un nome come regista di commedie per famiglie, categoria in cui rientra anche questa sua nuova fatica, e che è riuscito a mettere insieme un buon numero di film deliziosi, ci auguriamo possa farci dimenticare il mediocre Tutti pazzi per l’oro. Aspettiamo il prossimo 23 aprile per vedere come se l’è cavata.

Misure straordinarie


La forza di un padre
Il film è ispirato alla storia vera di John Crowley, un uomo che ha sfidato le convenzioni e rischiato tutto per seguire la ricerca di una cura che avrebbe potuto salvare la vita dei figli da una malattia terribile. Un uomo di origini modeste, John Crowley, lanciato nella carriera, anche grazie all’incoraggiamento della bella moglie Aileen, decide di mollare tutto quando a Megan e Patrick, i due figli più piccoli, viene diagnosticata una malattia incurabile. Spalleggiato da Aileen, sfruttando tutta la sua determinazione e le sue capacità, Crowley arriva ad un brillante, ma sottovalutato, ricercatore anticonformista, il Dott. Robert Stonehill. Insieme mettono su un’azienda bio-tecnologica con l’obiettivo di sviluppare una medicina salva-vita. Uno spinto dal desiderio di mettere alla prova se stesso e le proprie teorie, l’altro dalla possibilità di salvare I figli, i due uomini sviluppano un rispetto reciproco nella lotta contro il tempo ma anche contro gli interessi delle case farmaceutiche e del sistema sanitario.

sabato 20 febbraio 2010

Wall Street: Il denaro non dorme mai



Oliver Stone approfitta della caduta di Wall Street per mettere in luce l’aspetto infimo della finanza
È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”, parola di Gordon Gekko, il cinico e spregiudicato agente di borsa che, uscito di prigione, è ora pronto per tornare a Wall Street. A distanza di ventitre anni dall’uscita del film che valse l’Oscar a Michael Douglas e proiettò il suo personaggio nell’albo dei villain più amati del cinema (quantomeno dai giovani rampanti della finanza), Oliver Stone si concede un sequel – il primo della sua carriera – per offrire una seconda occasione a Gekko. Sia Stone che lo sceneggiatore di Wall Street, Stanley Weiser, non hanno mai nascosto la delusione per il fatto che un personaggio così spregevole fosse divenuto una sorta di eroe al punto da essere citato sovente da una nuova generazione di broker che hanno fatto delle sue battute un manuale di filosofia. Così, forte del successo di un film divenuto cult, il regista newyorkese approfitta della caduta del muro di Wall Street per posare lo sguardo sulla situazione economica mondiale e mettere in luce l’aspetto più infimo della finanza. Benché si parlasse di un seguito già da qualche anno, solo dopo la recente crisi finanziaria la 20th Century Fox ha chiamato Allan Loeb (Noi due sconosciuti, 21) a riscrivere la sceneggiatura basandosi sull’attualità. Wall Street: Il denaro non dorme mai (in uscita il prossimo 22 aprile) racconta la storia di Jacob Moore (Shia LaBeouf), un giovane broker – nonché fidanzato di Winnie Gekko – cui mentore è stato ucciso. Nel tentativo di trovare il responsabile Jacob chiede una mano a Gordon promettendogli in cambio di aiutarlo a riavvicinarsi alla figlia Winnie (Carey Mulligan), che non gli parla da undici anni. Se inizialmente per il ruolo di Bretton James la produzione aveva pensato a Javier Bardem (che ha rifiutato l’offerta per poter girare l’adattamento del bestseller Mangia, prega, ama con Julia Roberts), a vestire i panni del villain di turno è Josh Brolin che per entrare fisicamente nella parte ha dovuto perdere quasi quindici chili in un mese. Il cast stellare comprende inoltre Susan Sarandon, Frank Langella, Vanessa Ferlito e – nonostante in principio si dicesse che non avrebbe partecipato – Charlie Sheen, che torna a interpretare Bud Fox in un cameo. Che faccia la sua apparizione nel film per mettere in riga l’ex mentore e ricordargli che, in fondo, l’avidità non è tutto?

Cosa voglio di più



Soldini esplora i movimenti sismici del cuore, riuscendo a registrare le scosse dirompenti e i più piccoli sussulti
Anna ha una vita come tante altre. Ha un buon lavoro in cui è apprezzata e ha un compagno da qualche anno, Alessio, che l’ama e con cui conduce un menage tranquillo al punto di poter accarezzare l’idea di smettere di prendere la pillola e avere un figlio. Un giorno però a una festa incontra un cameriere, Domenico. Lo rivede perché è venuto a recuperare un coltello dimenticato e da quel momento per entrambi il desiderio non è più contenibile. Domenico è sposato e ha due figli piccoli. Non c’è un posto in cui i due possano incontrarsi liberamente e allora la scelta obbligata diventa il motel. Per due ore, la sera del mercoledì quando lui dovrebbe essere in piscina per un corso da subacqueo. Fare equilibrio tra passione e vita di tutti i giorni non è però un’impresa facile.
Silvio Soldini torna ad affrontare il tema delle relazioni uomo-donna con coerenza anche se apparentemente ribaltando la prospettiva rispetto al precedente Giorni e nuvole. In quel caso il contesto economico–sociale era evidenziato sin dall’inizio con la perdita del lavoro mentre qui emerge pian piano. L’amore al calor bianco che travolge Anna e Domenico (e con loro, anche se in maniere diverse, anche i reciproci contesti familiari) non interessa al regista e agli sceneggiatori di per sé (sarebbe una storia già ultra nota) ma contestualizzato in un mondo in cui le certezze di un tempo sono state messe profondamente in crisi.
Anna e Domenico non possono astrarsene nel loro rifugio con specchi del motel. I corpi che si sono donati reciproco piacere credendo di poter chiudere il mondo fuori in realtà lo hanno portato con sé (e lo faranno anche se lontani fisicamente da quella Milano in cui Soldini torna a girare dopo lunga assenza). La macchina da presa li segue e li comprende così come comprende Alessio nella sua tenace difesa del rapporto con Anna barricato dietro un quieto e determinato non voler sapere. Comprende anche Miriam, la moglie di Domenico, incapace invece di chiudere gli occhi dinanzi all’evidenza e in costante, quotidiana lotta contro la precarietà economica.
E’ uno sguardo in ricerca quello di Soldini e il suo cinema si rivela, come un sismografo dei sentimenti, capace di registrare le scosse dirompenti così come i più piccoli sussulti, magari provocati da un rumore fuori campo. Perché fare del bene a se stessi, come Anna e Domenico vorrebbero, senza fare del male agli altri (ciò che si desidererebbe restasse fuori campo) è una delle imprese più difficili da compiere.

Iron Man 2



Tony Stark ha svelato la sua identità, saprà reggere il peso delle sue responsabilità?
Iron Man è diventato un eroe pubblico alla fine del primo episodio e non ha più un'identità segreta; l'esercito vuole coinvolgerlo nelle sue truppe ma Tony Stark rifiuta di condividere i fini militari e a questo punto entra in scena Whiplash, interpretato da Rourke, per sfidarlo.
Il regista Jon Favreau sottolinea come girare il secondo episodio sia più facile rispetto all’esordio; infatti lo spettatore conosce già l’ambientazione, il tono della storia e le regole, non resta quindi che divertirsi! Oltre alla coppia confermata da Robert Downey Jr. e Gwyneth Paltrow, si aggiungono al cast Scarlett Johansson e Mickey Rourke, scelta che ha permesso a Downey Jr. di avere meno gli occhi puntati. Mr Downey arriva sulle riprese del film reduce dell’interpretazione fisica di Sherlock Holmes nel film di Ritchie. Quindi non appena indossa l’armatura di Iron Man si sente pervaso da una sprezzante energia e voglia di combattere.
Oltre alla maggiore fisicità, Favreau entra nell’anima di Tony Stark per cercare di capire come si senta l’uomo dentro l’armatura e come reagisca alla difficoltà della sua posizione. Il regista posiziona Iron Man 2 molto astutamente tra Il cavaliere oscuro e Spider-Man, una via di mezzo tra la goticità misteriosa di Batman e la leggerezza carica di dinamismo di Spider-Man.
Il contesto in cui torna Tony Stark vede gli effetti di una grave crisi energetica globale e lo porta a scrutare a fondo il suo passato, in particolar modo la figura del padre. Osserva la “Stark Expo”, un equivalente della World's Fair dove si incontrano i maggiori esperti a livello globale del campo tecnologico. Il passato del padre non è certamente cristallino e si scopre ben presto che era coinvolto nel Manhattan Project, uno dei più distruttivi progetti mai concepiti dall’umanità. Oltre ai nuovi villain, Iron Man si trova quindi a combattere le idee e i sogni del padre.

Notte folle a Manhattan


I Foster sono una tipica coppia suburbana la cui vita, comprendendo i loro appuntamenti serali per una cena ed un film, è diventata una routine. Per rivitalizzare la fiamma matrimoniale decidono di visitare un bistro alla moda di Manhattan dove avviene un caso di scambio di identità che trasforma la serata nel peggiore degli appuntamenti. Ma mentre Claire e Phil si prendono un'inaspettata botta di vita, cominciano a ricordare cosa li ha resi così speciali insieme.

Prince of Persia - Le sabbie del tempo



Una grafica pazzesca ci presenta il Principe della Persia per la prima volta fuori dal videogioco
Dopo i Pirati dei Caraibi il produttore Jerry Bruckheimer riprende un mitico videogioco e lo porta al cinema. Si tratta ufficialmente del primo film sulla serie Prince of Persia anche se da molti anni rappresenta una fonte d'ispirazione costante per il grande schermo; una per tutte si può facilmente riconoscere nel trailer del film ed è lo scettro a forma di cobra del cattivo Jaffar nel film d'animazione della Disney Aladdin.
Prince of Persia: Sands of Time vede come protagonista Jake Gyllenhaal, l'ex cowboy di Brokeback Mountain mentre l'esperto regista è Mike Newell, regista di Quattro matrimoni e un funerale, Donnie Brasco e Harry Potter e il calice di fuoco. Si ripete quindi dopo dieci anni esatti dal Gladiatore, un'operazione che prevede il lancio in grande stile di un attore nell'olimpo delle stelle; Jake Gyllenhaal è senza dubbio il centro del film con i suoi bicipiti pulsanti e le scene acrobatiche nei paesaggi persiani, tanto quanto Russell Crowe lo era nel Colosseo digitale di Ridley Scott.
Le vicende immaginarie del principe di Persia erano così complesse da trasferire in un film che oltre a tre sceneggiatori, è stato chiamato anche Jordan Mechner, creatore della serie in video gioco. Soprattutto a lui sono stati chiesti pareri riguardo l'introduzione di nuovi elementi nella sceneggiatura che non andassero a compromettere i codici della storia. Perché se le vicende si svolgono in un mondo virtuale hanno paradossalmente più bisogno di una logica alla base.
Lo studio Bruckheimer si trova ancora immerso nelle riprese del film e ha garantito alla distribuzione Disney che questo epico kolossal d'azione sarà pronto per il 28 maggio 2010, data dell'uscita ufficiale in Italia.

Una canzone per te


Davide è' il classico ragazzo di successo, sfrontato e sicuro di sé, che c'è in ogni liceo. E' fidanzato con la bellissima Silvia, è il frontman dei Nais Nois - il gruppo più cool della scuola - ed ha un solo, grande sogno: sfondare con la sua musica. Ma arriva il giorno in cui il destino decide di punire la sua sfrontatezza: Davide, in un’unica, devastante giornata perde tutto, amici, band e fidanzata. Ma il destino ogni tanto ti concede una seconda chance: quando Davide capisce che può rivivere quella maledetta giornata e rimettere tutto a posto, comincia proprio dalla canzone che doveva scrivere per Silvia. L’unico modo per riuscirci però è quello di farsi aiutare da Lisa, la "sfigata" della scuola, una compagna di classe che fino a quel momento ha sempre deriso e snobbato. Grazie a lei, Davide riuscirà a trovare le parole per la sua canzone e a rimediare in modo rocambolesco a tutti gli errori commessi. Almeno apparentemente. Sì, perché proprio ora che ogni cosa sembra tornata al suo posto è Davide a non sentirsi più lo stesso di prima. E un dubbio lo assilla: è ancora Silvia la donna che ama veramente?

Robin Hood



Ridley Scott scioglie gli ultimi dubbi e torna a dirigere Russell Crowe questa volta tra le foreste inglesi
Alla fine Russell Crowe ce l'ha fatta. All'inizio delle riprese lo accusavano di essere troppo vecchio per il classico ruolo eroico di Robin Hood, oppure di essere troppo basso. Lui imperterrito si lascia crescere i capelli e quindi in Body of Lies e State of Play nasconde i capelli sotto una parrucca, ma proprio prima dell'inizio delle riprese decide di tornare al taglio corto. Inoltre anche Ridley Scott non era al top della sua sicurezza professionale, tant'è che ha iniziato a girare alcune scene del film senza aver terminato la sceneggiatura. Dopo i primi ciak sono stati chiamati a riscrivere parte dello script Paul Webb, collaboratore di Spielberg in Lincoln e Tom Stoppard, premio Oscar per Shakespeare in Love.
Le fasi di pre-produzione e delle riprese vengono quindi a sovrapporsi, mentre anche il cast arriva alla sua formazione definitiva dopo la rinuncia di Siena Miller sostituita da Cate Blanchett nel ruolo di Lady Marian. Poi tra una schiera di nomi noti e meno noti, spuntano due monumenti come William Hurt e Max von Sydow.
L'ultima versione di uno dei miti più riproposti al cinema prevedeva inizialmente l'impiego di Crowe nel doppio ruolo di Robin Hood e dello sceriffo di Nottingham. Questo perché Scott aveva in mente di porre al centro dell'attenzione la figura dello sceriffo e dargli quella ribalta che spesso si è visto negare dalla preponderante figura del conte di Locksley. Il titolo di lavorazione era infatti Nottingham e Scott desiderava andare a scandagliare la personalità spesso in ombra e ridotta alla semplificazione di un personaggio piatto.
Crowe si è detto estremamente interessato a interpretare questo eroe della letteratura inglese e ha letto più di venti diverse interpretazioni letterarie di Robin Hood, spinto soprattutto dal classico motivo di fascino che incarna l'arciere inglese: togliere ai ricchi per dare ai poveri. Non male per un gladiatore che ha guidato la rivolta degli schiavi nellAntica Roma!
Di Alessandro Berti.

Piacere, sono un po' Incinta



Una commedia degli equivoci, spassosa e leggera, sulla maternità
Dopo aver dato alla luce i gemellini Emme e Max, Jennifer Lopez torna sul grande schermo con un film sulla maternità. In Piacere, sono un po' incinta l'attrice latino americana interpreta Zoe, una single che decide di fare ricorso all'inseminazione artificiale per sopire l'insistente ticchettio del suo orologio biologico. Uscita dalla clinica della fertilità incontra Stan (Alex O'Loughlin) che sembra avere tutte le carte in regola per essere l'uomo della sua vita; i due cominciano a frequentarsi e man mano che gravidanza e relazione procedono verso un happy ending, la futura mamma cercherà in tutte le maniere di nascondere al suo neo compagno pancione e crisi ormonali. Non è la prima volta che Hollywood accende i riflettori sul desiderio di maternità.
Nel 2008 Tina Fey aveva indossato i panni di una single in carriera impossibilitata ad avere figli e a distanza di due anni da Baby Mama il tema viene riproposto, quasi contemporaneamente, in The Baster (con Jennifer Aniston e Jason Bateman) e Piacere, sono un po' incinta, in uscita sugli schermi statunitensi il prossimo 16 aprile. La commedia sembra essere il genere ideale per portare alla luce un argomento spinoso come quello dell'infertilità e dell'inseminazione artificiale considerato che nel privato del focolare domestico implica spesso sentimenti di rabbia e frustrazione ma è anche vero che questi sentimenti si possono combattere con umorismo e ironia.
Così Alan Poul (produttore, fra le altre cose, della serie tv Six Feet Under con la quale ha fatto il suo esordio alla regia dirigendone quattro episodi) tramuta la sceneggiatura di Kate Angelo (già autrice di qualche puntata dei televisivi Will & Grace e A proposito di Brian) in una commedia degli equivoci spassosa e leggera.
Jennifer Lopez, che non è nuova al genere avendo già recitato in Un amore a cinque stelle e Quel mostro di suocera, è entrata nel ruolo di Zoe forte della sua recente maternità che l'ha tenuta lontana dal cinema per tre anni, ovvero dall'uscita di Bordertown. In Piacere, sono un po' incinta la vedremo lavorare al fianco di Noureen DeWulf, Melissa McCarthy e Michaela Watkins, oltre all'australiano Alex O'Loughlin, giunto alla ribalta negli Stati Uniti con la serie televisiva The Shield. Restiamo in (dolce) attesa.

Sex and the City 2


Carrie, Samantha e Charlotte tornano nuovamente al cinema con il sequel di Sex and the City, Sex and the City 2. Questa volta la pellicola si svolge in Marocco tra danzatrici del ventre e beduini.
All'inizio del film Carrie sta aspettando di incontrare le sue amiche per andare a fare shopping e sta pensando alla prima volta che si è trasferita a New York durante gli anni '80 e su come ha fatto la conoscenza di Samantha e Charlotte.
Si mormora inoltre che ci sarà un grande matrimonio: al momento non si sa se sia quello fra la nota coppia gay della serie interpretata da Mario Cantone e Willie Garson o se sia invece il matrimonio di Samantha.
Inoltre ci saranno un cameo di Liza Minelli e la partecipazione di Miley Cyrus nei panni di se stessa.

Tata Matilda e il grande botto


Nanny McPhee ritorna al lavoro con la sua magia! Emma Thompson torna a vestire i panni della misteriosa bambinaia. Questa volta si trova alle porte di una fattoria a conduzione familiare dove è scoppiata una disputa tra alcuni bambini viziati del paese e i loro cugini di città.

The A-Team


Chi non ricorda il successo delle cinque stagioni di A- Team, serie televisiva statunitense degli anni Ottanta? Ebbene, dopo vent'anni, la squadra di ex combattenti della guerra del Vietnam, accusati di rapina a mano armata che diventano mercenari al servizio delle buone cause, sta per arrivare sui grandi schermi. La notizia, infatti, divulgata dalla 20th Century Fox pochi giorni fa, non solo rende ufficiale l'uscita del film prevista per l'11 giugno 2010 ma comunica finalmente il regista cui è stato affidato il compito di riportare in auge i membri del famoso commando composto dal colonnello John Annibal Smith, il tenente Templeton Peck, il sergente Bosco Alnert Baracus e il capitano H.M. Murdoch. Contrariamente a quanto mormorato, a dirigere la versione cinematografica prodotta dai fratelli Ridley e Tony Scott con Jules Daly e l'ideatore della serie originale Stephen J.Cannell, non sarà John Singleton come auspicato da molti fan della Rete ma Joe Carnahan, cui spetterà quest'anno anche il remake di Bunny Lake is missing.
Novità anche per quanto riguarda la sceneggiatura: a lavorare sullo script di Skip Woods (autore, tra gli altri, di Swordfish) ci sarà Brian Bloom, incaricato di lavorare a quattro mani con il trentanovenne regista di Sacramento. Non molto tuttavia è stato detto della trama. Poco infatti si sa su chi vestirà i panni dei quattro uomini chiamati per le loro qualità umane e militari a risolvere le situazioni di ingiustizia in cui si ritrovano coinvolti gruppi di persone in difficoltà. Dalle indiscrezioni trapelate, però, sembrerebbe che la serie televisiva sia stata presa inevitabilmente come punto di partenza anche se questa volta i protagonisti non saranno dei veterani del Vietnam ma, proprio per le regole dell'attualizzazione, dei reduci dalla guerra in Iraq. La nota casa distributrice di Century City ha inoltre annunciato l'inizio riprese per la prossima estate, impegno per il quale il regista, già sceneggiatore di Orgoglio e pregiudizio, ha rimandato la realizzazione di un secondo film su cui stava lavorando, Killing Pablo, pellicola incentrata sulla vera vita del narcotrafficante colombiano Pablo Escobar e già di partenza complicata per i problemi finanziari della società indipendente Yari Film Group di Bob Yari annunciati lo scorso dicembre. "Rifiutare questo progetto, soprattutto per il ricordo che ne ho da bambino, sarebbe stato praticamente impossibile" ha detto Carnahan.
"Quello che la Fox si aspetta è un film forte dal punto di vista emozionale ma allo stesso tempo realistico. Onestamente credo che anche un classico da popcorn estivo possa rispecchiare il mondo reale senza per questo perdere il senso del divertimento e la velocità d'azione". Riserbo assoluto sul cast. Tra i papabili, il richiestissimo Woody Harrelson anche se resta difficile credere che l'attore texano, reduce dalle riprese di Bunraku e da quelle dell'apocalittico 2012 di Roland Emmerich (realizzato con un budget di 200 milioni di dollari) e nuovamente impegnato sui set di Zombieland e Defendor, possa trovare il tempo di entrare a far parte di questo progetto. Non fosse altro perché, nel corso dell'anno, è stata già annunciata la sua partecipazione in Pinkville del finlandese Alanne e nel lungometraggio The other side, primo film destinato al grande schermo di David Michaels.

Toy Story 3


In principio fu un'alleanza forzata tra i protagonisti giocattolo Woody, il cowboy, e Buzz Lightyear, l'uomo dello spazio. Andy, il piccolo proprietario dei giocattoli preferisce Woody tra tutti ma quando sua madre gli regala quel fantastico pezzo di fantascienza modernista di Buzz, ci mette poco a invertire l'ordine di preferenza. E quando il piccolo Andy se ne va a dormire, Woody, Buzz e company si svegliano e conducono una loro libera esistenza. Dicevo forzata perché si trovano ad affrontare assieme una prova di sopravvivenza di primo grado; Andy e la famiglia iniziano il trasloco e la giocosa compagnia rischia seriamente di essere abbandonata.
Quattro anni dopo in Toy Story 2, Woody si trova in grosso pericolo in quanto rischia di finire in Giappone e di non rivedere mai più i sui compagni. Ma Buzz accompagnato da Slinky Dog, Mr. Potato Head, Rex e Hamm si lancia nell'impresa di salvarlo. Adesso dopo undici anni, tornano i pericoli per gli apparentemente indifesi giocattoli dopo che Andy si è fatto grande e fa le valigie per andare al college. Si salveranno dall'asilo dove sembrano destinati a rimanere per sempre?
John Lasseter, che ha ricevuto a Venezia 2009 il Leone d'Oro alla Carriera dalle mani di George Lucas, lascia la direzione del terzo episodio a Lee Unkrich, montatore del primo episodio di Toy Story e co-direttore del secondo. Inoltre il curriculum di Unkrich vanta la direzione di Monster & Co., Nemo e Cars, quindi non dovrebbero avvertirsi scossoni nelle avventure dei giocattoli.
Il terzo capitolo si presenterà pronto il Italia dal 7 luglio, e soprattutto nella versione 3-D che promette una prospettiva nuova per questi giocattoli che hanno preso vita nel lontano 1995.

The Karate Kid: La Leggenda Continua


Il giovane Dre (Jaden Smith) un fanatico di skateboard e di videogiochi è costretto a seguire la madre single (Taraji P. Henson) in Cina, trasferitasi lì per motivi di lavoro.
Incapace di parlare il cinese, Dre trova difficile ambientarsi e viene picchiato dai bulli locali. Un tecnico della manutenzione, il signor Han (Jackie Chan), dopo aver visto l'occhio nero di Dre si offre di insegnargli sia le arti marziali che il cinese, in modo da potersi difendere dagli studenti della scuola di Kung-Fu Li Quan Ha's Fighting.

venerdì 19 febbraio 2010

Il figlio più piccolo



Avati apre il suo sguardo e il suo spirito critico verso la decadenza dei nostri costumi
Luciano Baietti è un piccolo imprenditore scaltro e ambizioso che nel giorno stesso in cui sposa la donna da cui ha avuto due figli, scompare assieme a un eccentrico contabile appena uscito da seminario, portando con sé la proprietà di tutti i beni immobili. Diciotto anni dopo è dirigente della Baietti Enterprise, una delle più importanti società immobiliari del paese, nonché capo di un impero economico costruito su raccomandazioni, ricatti, società fantasma e connivenze politiche. Alla vigilia delle seconde nozze con una ricca romana politicamente in vista, Baietti richiama la prima moglie, che nel frattempo non ha mai smesso di amarlo, e il figlio più piccolo, Baldo, studente dams innamorato di film splatter, per invitarlo ad essere testimone di nozze e nuovo dirigente del suo impero d'affari.
Nonostante l'età, Pupi Avati resta sempre il più fanciullesco, "il figlio più piccolo" nella famiglia degli autori italiani: il più eclettico, il più prolifico, il più sognatore, quello che pare procedere con passo incerto ma spedito, con l'atteggiamento più introverso e col carattere più pacifico. Fra i colleghi della sua generazione, l'unico a non essersi mai realmente interessato a perseguire un progetto di cinema “politico” anche nel momento in cui tutti, non solo Bellocchio e Bertolucci, sposavano la passione artistica con il fermento politico. Partito con horror e commedie grottesche, col tempo il suo sguardo si è rivolto sempre più spesso alla storia e al reale, ma sempre mantenendo un filtro che ne facesse percepire una distanza, di volta in volta nostalgica, onirica, sommessa, inibita.
Il mistero sulla sua agilità giovanile si mantiene anche al suo quarantesimo film. Quel che trova invece conferma, dopo Il papà di Giovanna, è un certo imbarazzo a farsi cantore di storie che vadano oltre l'operetta morale o il romanzo di formazione, quasi che la qualità del suo cinema volesse restare sempre media o “minore” per determinazione.
Nello scontro, per la prima volta cercato e trovato, con la decadenza dei nostri costumi, il principio che Avati mette in gioco è radicale ma interessante: l'Italia si riduce ad un contrasto fra furbetti del quartierino e Candidi sognatori, fra chi ha fatto sì che corruzione, volgarità e impunità diventassero i soli valori e chi ha lasciato passivamente che ciò accadesse, per quieto vivere o perché incapace di comprendere i mutamenti in atto. Ma l'inedito spirito militante e la capacità critica costituiscono solo la tesi, alla quale il regista bolognese pare aderire più per pietà che per rabbia verso i suoi “furbetti”, e più con patetica tenerezza che con l'intenzione di scuotere le coscienze dei più ingenui. Non c'è assolutamente niente di sbagliato nel desiderio di salvare dalla vis polemica l'umanità dei suoi personaggi, ma trasformare tutti i comprimari in caratteristi eccentrici e i protagonisti in ometti patetici, serve solo ad edulcorare la forza della sua tesi. Dallo “squalo” della finanza ipocondriaco in sandali da frate Zingaretti alla cantante hippie e polemica Morante, dalla nuova moglie, volgare borghesuccia romana che combatte la partitocrazia della politica con una squadra di tronisti palestrati, fino ai due “piccoli” protagonisti del film, l'imprenditore miserabile De Sica e lo studente sovrappeso Nocella, sono tutti elementi che, presi singolarmente, confermano la bravura di Avati come scrittore inventivo e come “regista di attori”.
Ma la realtà attuale italiana rivela una mentalità già da sé così piccola nel suo esibizionismo esasperato, che uno sguardo circoscritto, troppo spesso pacifico e bonario, non incide né su di essa, né tanto meno sulla possibilità di trarre da essa un grande racconto.

Wolfman



Settanta lune piene dopo ritorna a ululare la belva antropomorfa della Universal omaggiando la tradizione gotica
Lawrence Talbot rientra in seno alla famiglia dopo una lunga assenza e in una notte di luna piena. Fuori dalla sua tenuta, una bestia affamata e famelica abita i boschi del villaggio, visita le notti dei puritani e ne strazia i corpi. Vittima della mostruosa creatura cade pure il fratello di Lawrence, sposato alla bella e mite Gwen, che chiede aiuto e trova conforto in lui. Per fermare l’orrore e fare chiarezza sulla vicenda viene ingaggiato un ispettore di Scotland Yard, Alberline. Durante una “battuta di caccia”, la bestia aggredisce e azzanna Lawrence riducendolo in fin di vita. Sopravvissuto al morso e fatalmente contagiato, il giovane Talbot si trasforma nelle notti di luna piena in un lupo, aggredendo e uccidendo gli abitanti del villaggio. Ricoverato in manicomio e poi fuggito, Lawrence verrà braccato da Alberline, deciso a porre fine ai suoi scempi. Gwen, perdutamente innamorata, tenterà invece di strapparlo alla licantropia con la forza dell’amore e dei suoi baci.
La più leggendaria e misteriosa fra tutte le creature della Universal è senza dubbio l’uomo lupo, nato nel 1941 dalla penna dello sceneggiatore Curt Siodmak e ispirato dalla mitologia e dal folclore. Privo di una fonte letteraria forte e della radicale alterità che caratterizzano il Dracula di Bram Stoker e la creatura di Frankenstein di Mary Shelley, l’uomo lupo non è un essere completamente altro e avulso dalla società umana, è piuttosto un uomo condannato dal Fato a una diversità intermittente, che lo colpisce nelle notti di luna piena.
Settant’anni e diverse variazioni sul tema dopo (Frankenstein contro l’uomo lupo, L’ululato, Un lupo mannaro americano a Londra), spetta a Joe Johnston rilanciare i licantropi, omaggiando la vecchia tradizione gotica e le gloriose produzioni “B” della Universal. Wolfman “restaura” make up e orrore, guardando alle versioni cinematografiche del romanzo “nero” ottocentesco, evidenziando una società che vieta l’esplicarsi delle forze inconsce e trasformando la tragedia greca del soggetto originale in tragedia shakespeariana. Al centro del film, si contendono scena, “trono” e fanciulla un padre e un figlio, un re e un principe, belve antropomorfe vittime della stesso male e della stessa inquietudine mostruosa.
Benicio del Toro, attore che interpreta un attore, è una sorta di Amleto, un eroe romantico sull’orlo del precipizio. Chiuso in se stesso e nella sua immobilità luttuosa (la morte dell’amata madre quando era soltanto un bambino), teme l’insorgere della passione che può trasformarlo in predatore omicida. Il suo personaggio, fondato sugli infiniti e ripetuti “essere o non essere”, offre un aggiornamento efficace del principe danese, in lotta questa volta contro un genitore tangibile. Il padre di Anthony Hopkins, specializzato a partire da Hannibal Lecter in sdoppiamenti della personalità, è un aguzzino invasato, trincerato nel suo segreto e deciso a contendere il potere al figlio, di cui ingabbia letteralmente la spontaneità individuale. La tenuta dei Talbot è il paradiso e insieme la prigione morbosa che inscena la duplicità psicologica del protagonista, il conflitto e la manifestazione del tarlo segreto (ed ereditario) che divora la luminosa corazza dell’eroe.
Eroso dall’interno, il giovane Lawrence crollerà sotto l’incendio delle passioni e rovinerà come la sua tenuta, sconfitto e spinto tra le braccia “del non essere” e dentro la sua prima notte di quiete.

L'apprendista stregone


Una commedia avventurosa e romantica in cui un mago e il suo sventurato apprendista si ritrovano al centro dell’antico conflitto fra bene e male. Balthazar Blake è un maestro della magia che vive nell’odierna Manhattan e che intende difendere la città dalla sua nemesi per eccellenza, Maxim Horvath. Ma per farlo Balthazar ha bisogno di aiuto, e recluta quindi Dave Stutler, un ragazzo apparentemente normale ma che possiede doti nascoste, sottoponendolo ad un folle addestramento per fargli apprendere il più in fretta possibile tutti i segreti della magia. In questo nuovo ruolo di apprendista stregone, Dave dovrà fare appello a tutto il suo coraggio per sopravvivere all'addestramento, arrestare le forze del male e conquistare il cuore della ragazza che ama.

Shrek e vissero felici e contenti



Il nuovo Shrek molto molto vicino
Dopo aver salvato la principessa, essersi sposato ed aver avuto una tripletta di orchetti, Shrek si sente troppo addomesticato. Shrek ha perso il suo ruggito, era solito far scappare i paesani dal terrore. Adesso invece corrono da lui per chiedergli di firmargli le torce e le forche. Per riconquistare il suo mojo, Shrek fa un accordo con Rumpelstiltskin, il piccolo attaccabrighe apparso in Shrek 2 e Shrek terzo. Naturalmente va storto e Shrek deve confrontare come la vita a Far Far Away sarebbe stata se lui non fosse mai esistito. Ovvero con Ciuchino costretto a tirare un carretto, un grasso e annoiato Gatto con gli Stivali che scambia la sua spada per un arco rosa e il vile Rumpelstiltskin a capo del regno.
In questo nuovo episodio entrano nel cast tre nuovi personaggi: due streghe che cacciano gli orchi doppiate da Kathy Griffin e Kristin Schaal e il più bell'orco che si sia mai visto e il leader di un gruppo di resistenza clandestino che sarà doppiato da Jon Hamm di Mad Men.

Inception


Per Nolan la mente umana è un labirinto in cui sviluppare la scena del crimine

Prima di riprendere in mano le sorti di Batman in quel di Gotham City, Christopher Nolan è ritornato alle origini per dare vita a una sceneggiatura scritta di proprio pugno undici anni dopo aver dato alla luce Following. Era infatti dai tempi del suo debutto in lungo che il regista angloamericano non lavorava a una storia originale.
In un mondo in cui attraverso un dispositivo è possibile entrare nelle menti e nei sogni delle persone, il team operativo di Cobb (Leonardo DiCaprio) sfrutta la piattaforma onirica – vera e propria dimensione parallela – per raccogliere e all’occorrenza inserire informazioni. Ed è proprio la mente a divenire la scena del crimine nel momento in cui la moglie di Cobb, Mal (Marion Cotillard), decide di tornare al mondo reale… Nolan, che oltre a essere uno tra i registi più visionari dell’ultimo decennio è noto per mantenere il massimo riserbo sui contenuti dei suoi film – anche perché che gusto ci sarebbe nel vedere un Memento o un The Prestige conoscendone già la trama? – ha classificato i progetto con un bel “top secret” lasciando ai fan più curiosi pochissimi indizi che tra l’altro non fanno che aumentare l’attesa.
1) Il plot divulgato dalla Warner in cui viene rivelato che Inception è uno sci-fi contemporaneo ambientato nell’architettura della mente.
2) Il cast composto da DiCaprio, la Cotillard, Ellen Page (cui ruolo era stato offerto inizialmente a Evan Rachel Wood), Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt (che ha rimpiazzato James Franco), Tom Hardy, Cillian Murphy, Tom Berenger e Michael Caine fra gli altri.
3) Un sito ufficiale (http://inceptionmovie.warnerbros.com/) in cui al momento compare solo una trottolina di metallo che si sposta a seconda di dove si posiziona il cursore.
4) Un teaser trailer mostrato nei cinema come apertura di Bastardi senza gloria in cui a saltare agli occhi sono le scene di lotta à la Matrix e diversi riferimenti alla struttura labirintica. Partendo proprio da quest’ultimo elemento e dal nome di uno dei protagonisti (Ariadne, braccio destro di Cobb, interpretata dalla Page) viene da sé il collegamento con il leggendario Labirinto di Cnosso che vedeva Arianna dare un gomitolo di lana a Teseo perché non si perdesse una volta entrato e ucciso il Minotauro. Mitologia, fantascienza e tecnologia s’intrecciano nel nuovo film di Nolan che rischia già di essere il suo prossimo capolavoro.

Innocenti bugie


Tom Cruise e Cameron Diaz tra innocenti bugie e scene d’azione
Se Tom Cruise vuole una cosa, di solito la ottiene. Era considerato troppo vecchio dai produttori della Columbia per l’action Salt con Angelina Jolie? Mr. Cruise spunta in coppia con Cameron Diaz in un film che più action non si potrebbe.
Innocenti bugie è una commedia d’azione su un coppia che si forma casualmente in aeroporto e, per magie della sceneggiatura, lei è una ragazza sfortunata in amore e lui è un fascinoso agente segreto. Durante il viaggio in aereo Cameron Diaz è spettatrice ammaliata dalle virtù atletiche di Tom Cruise in preda a sgominare un attacco dirottatore. Da quel momento lei si ritrova coinvolta in traffici top secret e l’unico modo per restare al sicuro è appiccicarsi al bell’agente.
Il ruolo ritagliato su misura per Tom Cruise lo esalta nelle sue peculiari doti artistiche come l’agilità e l’istrionismo gigionesco. Appare infatti un concentrato al limite del bipolarismo tra l’agente Ethan Hunt di Mission: Impossible e Jerry Maguire per la quantità di sorrisi smaglianti con cui recita. Esplicativa, sintomatica, autocelebrativa e chi più ne ha più ne metta la battuta “I’m the guy!” nel trailer.
Movimentate sono state anche le riprese. Durante una scena ambientata a Cadiz mentre si stava inscenando la corsa di San Firmino a Pamplona, sette tori sono usciti dal controllo della troupe e hanno ferito lievemente due donne. Produzione quindi ferma per qualche giorno.
La direzione del film è affidata a James Mangold, autore di Cop Land, Ragazze interrotte e Walk the Line che si trova a lavorare con l’ennesimo mostro sacro delle colonne sonore. Dopo l’esperienze con Alan Silvestri e Howard Shore, arriva John Powell, I Am Legend, Mr. & Mrs. Smith e la Bourne trilogia a costruire le note per questo film action con i toni da commedia.
E così nel 2010 Tom Cruise sarà ancora sul grande schermo in uno dei ruoli che veste meglio. Il progetto di Innocenti bugie lo ha molto appassionato fin dall’inizio tanto da rinunciare a The Tourist, altro action movie con protagonista un turista americano preso in prestito da un agente dell’Interpol. Il motivo principale è stato l’ingresso di Scott Frank che ha riscritto il progetto dando appunto a questo spy-thriller gli elementi della commedia.

L'ultimo dominatore dell'aria


Aria, Acqua, Terra, Fuoco. Quattro nazioni sono legate dal destino quando la nazione del Fuoco lancia una brutale guerra contro le altre. Un secolo è passato senza alcuna speranza di cambiare il percorso di questa distruzione. Trovatosi in mezzo tra combattimento e il coraggio, Aang (Noah Ringer) scopre di essere l'unico Avatar con il potere di manipolare tutti e quattro gli elementi. Aang fa squadra con Katara (Nicola Peltz), un dominatore dell'acqua e suo fratello, Sokka (Jackson Rathbone), per ripristinare l'equilibrio delle loro mondo dilaniato dalla guerra.
Basato sulla serie animata di grande successo della Nickelodeon, il film live-action L'ultimo dominatore dell'aria è il capitolo iniziale della lotta per la sopravvivenza di Aang.